AGGIORNAMENTO 10 aprile 2025

L’amministrazione Trump ha comunicato nella giornata di ieri una sospensione di 90 giorni dell’applicazione dei dazi verso i Paesi partner, con l’eccezione della Cina, per la quale è stata confermata un’aliquota del 125% in risposta ai contro-dazi annunciati da Pechino.

 Durante questo periodo di “armistizio”, sarà applicato un dazio reciproco al 10%, corrispondente alla tariffa minima già attiva dal 5 aprile su tutte le importazioni.

La tregua tecnica è stata prevista in attesa di eventuali accordi bilaterali tra gli Stati Uniti e i Paesi coinvolti.

 Lo Studio Alpi Melissa continuerà a monitorare gli sviluppi e a informare tempestivamente le imprese su ogni aggiornamento operativo.

Negli ultimi giorni, l’annuncio di nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni ha generato molti dubbi e domande da parte delle aziende italiane. Molti operatori si stanno chiedendo quanto questi dazi incideranno sul proprio prodotto, quali saranno le categorie merceologiche coinvolte e come calcolare l’impatto sulle proprie importazioni.

In questo articolo facciamo chiarezza sulla situazione, offrendo indicazioni pratiche per affrontare il cambiamento.

Cosa sono le “reciprocal tariffs”?

I dazi reciproci annunciati dal Presidente degli USA Donald Trump sono tariffe all’importazione negli Stati Uniti che prevedono un dazio minimo del 10%, applicato a tutti i Paesi a partire dal 5 aprile 2025, e dazi aggiuntivi applicati a specifici Paesi, in vigore dal 9 aprile 2025.

L’elenco dei Paesi colpiti da queste misure è consultabile nell’Allegato I pubblicato dalla Casa Bianca. Per quanto riguarda i prodotti provenienti dall’Unione Europea, e quindi dall’Italia, i dazi aggiuntivi previsti sono del 10%, che si aggiungono ai dazi precedenti, per un totale del 20%.

Settori più colpiti

Le nuove tariffe all’importazione si aggiungono ai dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio (componenti e prodotti finiti che contengono questi materiali) già entrati in vigore a marzo 2025 e quelli sui veicoli stranieri (e parti di ricambio), pari al 25%, partiti il 2 aprile.

I dazi si applicano al 100% del valore del prodotto importato, a meno che il valore dell’articolo sia come minimo al 20% statunitense. In questo caso la maggiorazione si applica solo al contenuto non statunitense del prodotto.

Tra i comparti economici maggiormente esposti figurano il manifatturiero e l’agroalimentare, da sempre punti di forza dell’export europeo. Vini, formaggi, olio, carni lavorate e altri prodotti tipici potrebbero subire impatti importanti.

Prodotti esclusi dai dazi americani

Tra i prodotti esclusi dai nuovi dazi figurano invece componenti e ricambi di settori strategici statunitensi, alcune materie prime non disponibili in quantità sufficiente sul mercato interno USA, come determinati minerali e terre rare, prodotti chimici, farmaceutici, rame e legname (è possibile consultare l’elenco completo dei prodotti non soggetti ai nuovi dazi nell’Allegato II).

Le ricadute sulla logistica e sui contratti

Le imprese italiane che esportano verso gli USA dovranno verificare con attenzione gli Incoterms utilizzati nei contratti di vendita, per comprendere chi tra acquirente e venditore sia responsabile del pagamento dei dazi.

Un esempio su tutti è la clausola DDP (Delivered Duty Paid), che prevede che sia il venditore a farsi carico di oneri e imposte all’importazione. Questo può rappresentare un rischio significativo per chi ha già contratti in essere. Una revisione delle condizioni contrattuali è quindi fortemente consigliata, anche in vista di nuove trattative.

L’importanza dell’origine della merce

Con l’entrata in vigore delle nuove misure tariffarie, sarà ancora più cruciale verificare correttamente l’origine delle merci.

Errori nella dichiarazione di origine o documentazione incompleta potrebbero esporre le imprese a rettifiche, sanzioni o all’applicazione retroattiva dei dazi. Bisogna quindi prestare attenzione a come vengono gestiti i flussi produttivi, le trasformazioni sostanziali e la documentazione di supporto.

La risposta dell’Unione Europea

Per rispondere ai dazi USA, oltre all’applicazione di contro-dazi l’UE sta valutando l’attivazione del nuovo strumento anti-coercizione (Regolamento UE 2023/2675), che consente alla Commissione europea di rispondere a misure di pressione economica esercitate da Paesi terzi. Questo meccanismo prevede anche la possibilità di introdurre dazi e restrizioni su appalti pubblici, brevetti, licenze e attività finanziarie, anche in deroga agli impegni WTO, purché giustificati da un atto di coercizione economica.

Tuttavia, la procedura è complessa e articolata: richiede un’indagine formale della Commissione, una deliberazione del Consiglio e il tentativo di una risoluzione diplomatica.

Come calcolare l’impatto dei dazi sui tuoi prodotti

Non è sempre facile determinare l’incidenza dei dazi sui propri prodotti.

Ecco alcuni step fondamentali:

  1. Verifica il codice doganale della tua merce. La corretta classificazione doganale è essenziale per capire se un prodotto rientra nella lista dei beni colpiti dai dazi.
  2. Analizza la composizione del prodotto. È necessario calcolare la percentuale di parti e materiali all’interno del prodotto finito.
  3. Consulta le nuove tariffe. I dazi variano in base alla tipologia di prodotto e al Paese di origine, quindi è fondamentale aggiornarsi sulle aliquote applicabili. Per essere sempre aggiornati sui codici dei prodotti che rientrano nei nuovi dazi USA è bene consultare la sezione Tariffa Doganale degli Stati Uniti (Harmonized Tariff Schedule – HTS).

Un forte aumento del prezzo all’esportazione potrebbe rendere meno competitiva l’offerta e cambiare radicalmente la marginalità dell’operazione, soprattutto se il contratto commerciale prevede la resa DDP, in cui è l’esportatore italiano a farsi carico del pagamento dei dazi. È quindi fondamentale verificare le clausole Incoterms nei contratti in essere e valutare con attenzione quelli futuri.

Come affrontare le nuove sfide doganali

Ecco alcuni consigli per minimizzare l’impatto dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti:

  • Monitora gli sviluppi normativi. La situazione è in rapida evoluzione, quindi è importante restare aggiornati sulle nuove misure, su possibili eccezioni e sulle eventuali contromisure europee.
  • Confrontati con spedizionieri e operatori doganali per una corretta applicazione delle procedure di sdoganamento e l’eventuale pagamento dei dazi all’atto dello sdoganamento, prima che la merce sia rilasciata negli USA.
  • Esplora alternative commerciali. In alcuni casi, rivedere la strategia di approvvigionamento o valutare origini alternative per i materiali potrebbe essere una soluzione, così come prendere in considerazione nuovi mercati per l’export dei propri prodotti.
  • Affidati a esperti. La gestione doganale corretta può prevenire costi imprevisti e ottimizzare le operazioni internazionali.

Il team di Studio Alpi Melissa ha raccolto e sta analizzando dati oggettivi e aggiornati per affrontare questa nuova situazione con la massima preparazione e analizzare ogni singolo caso per individuare le migliori soluzioni. Siamo a disposizione per trasformare l’attuale incertezza in una gestione consapevole e strategica delle operazioni doganali e logistiche della tua azienda.

Siamo al tuo fianco per supportarti nella corretta valutazione dell’impatto dei nuovi dazi.
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